Il Genius Loci di derivazione romana ha assunto nel tempo l’accezione di “significati radunati da un luogo” (Christian Norberg-Schulz 1979)
In architettura il concetto ha avuto un’evoluzione propria, per descrivere lo studio di un ambiente come interazione di luogo e identità. Si identifica come l’insieme di consuetudini, di aspetti culturali e sociali che caratterizzano un luogo e, per tale motivo, ne contraddistinguono la diversità rispetto a territori differenti.
Nel corso del tempo il Genius Loci ha permesso la rappresentazione esatta del rapporto tra uomo-territorio, mediata dalla energiadisponibile in quel dato periodo.
Per secoli il lavoro manuale e la fatica fisica sempre prodotti dallo sforzo individuale, collettivo o mediante l’utilizzo di attrezzature mosse dal lavoro animale, sono state l’unica forma di energia usufruibile. Le trasformazioni conseguenti all’impiego di questa energia hanno permesso modifiche ambientali contenute, limitate, e comunque in equilibrio, in stretto rapporto uomo-natura.
Borghi, villaggi contadini, agricoltura, terrazzamenti, declivi, boschi, foreste strade e vie di comunicazione rappresentano quel Paesaggio, riconoscibile che ha preso forma secondo un principio di sostenibilità e di vicinanza con la dimensione propria dell’uomo.
La rivoluzione industriale e lo sviluppo tecnologico del IXX e XX secolo hanno reso improvvisamente disponibile una quantità di energia meccanica che ha generato una capacità trasformativa sproporzionata, la quale non sufficientemente controllata, ha dato origine alla realizzazione di non-luoghi dove l’alienazione e tutte le sue conseguenze sono esiti che si ripercuotono sull’individuo e nella collettività.
Camminare è un atto che si realizza ricorrendo all’utilizzo di una forza motrice, (quella delle proprie gambe), ormai residuale e sempre più raramente concepita come adatta allo spostamento.
Per il trasferimento da luogo a luogo si utilizza quasi esclusivamente un veicolo.
Attraversare il Paesaggio a piedi, calpestare il terreno di sentieri e strade bianche, significa percorrere delle vie di comunicazione secondarie, meno battute, probabilmente più antiche di un nastro d’asfalto: itinerari che in alcuni casi, esistono e permettono collegamenti da secoli.
Questi percorsi, certamente realizzati con la fatica del lavoro manuale, con l’utilizzo di una tecnologia arcaica, allestiti grazie ad uno sforzo manuale, possono venire percepite come una dimensione di equilibrio e sintonia coerenti ad un Genius Loci a noi consono e maggiormente percepibile come vicino.
«Il carattere è determinato da come le cose sono, ed offre alla nostra indagine una base per lo studio dei fenomeni concreti della nostra vita quotidiana. Solo in questo modo possiamo afferrare completamente il Genius Loci, lo “spirito del luogo” che gli antichi riconobbero come quell’ “opposto” con cui l’uomo deve scendere a patti per acquisire la possibilità di abitare.»
(Christian Norberg-Schulz. 1979)