Memorie sui Sentieri

Quanti chilometri di strade bianche di campagna. Quante miglia di tratturi appenninici. Quante centinaia di metri di dislivello su sentieri montani. 

Quanti ne avranno percorso partigiani e staffette, a piedi o in bicicletta, con il sole, il vento, la bufera o sotto la neve e i temporali, durante la Resistenza? 

Piero Calamandrei raccomandò, in una delle sue più note citazioni:

“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione.”

Il pellegrinaggio, è generalmente assimilato ad una forma di cammino rituale che vuole celebrare un “sacrificio”. 

La parola sacrificio, etimologicamente rappresenta l’atto di stabilire una connessione con il Sacro e tra i suoi significati annovera l’accezione di “un’offerta volontaria della propria vita per il bene della patria, della società, o per un ideale”

Con il passare degli anni, studi, approfondimenti, volontà di conservazione e di trasmissione della memoria, generano la creazione, la tracciatura e la segnalazione dei itinerari  definiti di volta in volta, Sentieri Partigiani, Sentieri Resistenti, Sentieri della Libertà. 

Torniamo a frequentare quei sentieri e per un po’ di tempo, almeno per un giorno all’anno, recuperiamone il valore inestimabile e l’eredità profonda che si è depositata lungo il loro dipanarsi sotto le suole dei nostri scarponi. 

“I sogni dei partigiani sono rari e corti, sogni nati dalle notti di fame, legati alla storia del cibo sempre poco e da dividere in tanti: sogni di pezzi di pane morsicati e poi chiusi in un cassetto. I cani randagi devono fare sogni simili, d’ossa rosicchiate e nascoste sottoterra. Solo quando lo stomaco è pieno, il fuoco è acceso, e non s’è camminato troppo durante il giorno, ci si può permettere di sognare una donna nuda e ci si sveglia al mattino sgombri e spumanti, con una letizia come d’ancore salpate”. Italo Calvino scrittore 

“… (I partigiani) Sono pochi rispetto ai milioni di Italiani che erano iscritti al Partito Nazionale Fascista e affollavano nelle piazze oceaniche di Mussolini, ma sono tantissimi se si confrontano con il momento storico. La scelta di diventare partigiano fu fatta in un momento in cui si poteva scegliere: o stare tutti a casa e rifugiarsi nell’intimità domestica della propria famiglia (…) oppure schierarsi con la Repubblica di Salò e godere del l’ombrello protettivo della Wehrmacht che era il più forte esercito mai schierato in Italia. Questi per fortuna fecero un’altra scelta, scelsero di disobbedire e rischiare, questo fa delle loro esperienze un lascito da cui non si può prescindere. Certo furono una minoranza, ma una minoranza che fu chiamata a riscattare l’ignavia della maggioranza! È sempre stato così in questo Paese, sono sempre state le minoranze a produrre delle svolte. Il Risorgimento fu una minoranza non certo la maggioranza.” Giovanni De Luna Storico 

“Nella Resistenza rivivono, calandosi nella realtà della nuova storia e acquistando la concretezza della storia, i valori della libertà e della giustizia, della indipendenza e della solidarietà tra i popoli. L’antifascismo non è solo opposizione al fascismo; è contrapposizione di un mondo di valori a un altro che ne è la negazione. Per questo esso non è «superato» e non è superabile, né in sede storica, (…) né in sede politica,(…) I valori affermati dalla Resistenza furono quelli della pace, della libertà, della giustizia. Superarli non è possibile senza ricadere nelle barbarie. È per questo che la Resistenza visse e vinse contro un nemico che sembrava imbattibile.” Gaetano Arfè giornalista e politico

Ora e sempre Resistenza.  W la Libertà.

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