Ospite

Cammini in solitaria lungo una via del sud Italia a Dicembre.

Sono i giorni dei vari “…passa una buona fine e un miglior inizio”e del tradizionale “#chefaiacapodanno?”

Hai scelto come sempre di stare fuori, in un altrove che hai scoperto e che senti essere una dimensione naturale, gradevole, soddisfacente. D’inverno scegli il sud per camminare; per stare fuori dalla tradizione che vuole l’inverno di abeti e pendii innevati, perché vuoi provocare quelle dissonanze che sollecitano sensi e percezioni. 

Ciò non significa che l’inverno del sud sia clemente. Forse capita, a volte. Oggi no. Non è uno di quei giorni.  

Una tappa durissima fin dalle prime avvisaglie. La pioggia ti coglie all’uscita del paese, costringe a sgommare sul levigatissimo lastricato di calcare. Subito un sentiero, che il giorno prima era secco e polveroso, ora è un nastro di limo sottile che ad ogni passo incolla alla suola dello scarpone un millimetro di orma. Poche centinaia di metri e cammini su una zeppa di dieci centimetri, che non serve a nulla rimuovere. Fatica sprecata.

Acqua tutto il giorno, sopra la pioggia sotto i rigagnoli. Nevischio a sferzate e lame di vento gelido. Non incontri nemmeno un cane; loro, che vivono sulla strada, sanno che oggi non è tempo.

La tappa termina la Monastero.  Lo conosci dai racconti di altri viandanti. Hai letto nei blog, di recensioni e commenti negativi. 

Arrivi che è il tramonto. L’ultima salita sembra addirittura più deserta delle altre. Maledici umidità e vento gelido. Lo spiazzo spettrale del sagrato ti si apre di fronte nella semioscurità di due lampioni sbilenchi dal vento. 

In una chiesa disabitata, di penombre tremolanti, l’attesa logorante di qualcuno che ti riceva. 

Una cella esterna, spoglia e spartana con un letto arrugginito ma una doccia bollente, sotto la quale ci stai per mezz’ora abbondante. Un’altra lunga attesa al portone, per poter transitare dal chiostro buio e accedere in refettorio all’ora di cena. Ed infine un pasto frugale, silenzioso e senza particolari scambi fra i commensali. 

È un dato di fatto; in questo luogo non riscontri quel calore umano che vorresti trovare al termine di una faticosa giornata di cammino. Eppure a distanza di anni, la ricordi come una tra le tante esperienze significative ed importanti di quella settimana. 

Hai riflettuto sul senso della parola, Ospite. Una di quelle che racchiude contemporaneamente un doppio significato: colui che presta ospitalità, colui che la riceve. È una delle rare parole che si compie nel momento di una reciprocità di condizioni. 

Capita che nella reciprocità, non sempre vi sia simmetria. 

Oggi sai qualcosa in più sul camminare.  Hai appreso che esistono molti modi per interpretare il cammino. 

Puoi essere turista, viaggiatore, visitatore, sportivo, trekker, girovago, marciatore, podista, camminatore, errante, vagabondo, pellegrino, viandante… Termini che potrebbero apparire sinonimi. Non lo sono. Ognuno ti caratterizza in modo differente e ti predispone ad accogliere diversamente, gli eventi sulla strada. 

Ospite