Sabato, mezzogiorno agostano. Primi contrafforti Colli Tortonesi.
Il caldo afoso ed opprimente ed una luce grigioperlainvadono la piazza. Nei dehor dei due bar, stazionano pochi avventori annoiati. Sotto i portici del Comune, una coppia di turisti osserva senza troppa convinzione le lapidi commemorative ai Caduti della prima e seconda guerra.
Stacco
Il mercato coperto sul retro del palazzo comunale, accoglie all’ombra i banchi dei piccoli produttori della zona. Verdure, vino, formaggi, salumi, farine, prodotti da forno e frutta con le immancabili pesche che della zona sono vanto ed una parte significativa dell’economia agricola.
È l’ora dell’aperitivo comunitario.
In questo piccolo pezzo di provincia, forse per invogliare il commercio, probabilmente in modo più plausibile, per mantenere viva quella caratteristica di condivisione che si porta appresso il mondo contadino, si sono inventati di condividere una tavolata per stuzzicare insieme i prodotti appena acquistati. Una volta al mese invece, la proposta si fa più seria, con un pranzo completo e la voglia di stare insieme, produttori e clienti, per scambiare opinioni, notizie, informazioni “cun ai gambi sut la taula”come si dice da queste parti.
Stacco
Il centro storico deserto a quest’ora, risuona unicamente dei passi di qualche raro visitatore e dello stovigliaredei pochissimi che, rintanati nelle case affacciate sulle viuzze, non sono fuggiti in questo fine-settimana alla ricerca di un po’ di fresco, verso la vicina costa o più prosaicamente sulle sponde del fiume.
Nei vicoli e negli slarghi, opportunamente ambientate, le riproduzioni su lastra di metallo delle opere più rappresentative dell’artista figlio di questa terra.
Stacco
Piazzetta Quarto Stato (già piazza Castello).
«Gli ambasciatori sono due si avanzon seri sulla piazzetta verso il palazzo del signor che proietta l’ombra ai loro piedi […] si avanza la fame coi i suoi atteggiamenti molteplici – Son uomini, donne, vecchi, bambini: affamati tutti che vengono a reclamare ciò che di diritto – sereni e calmi, del resto, come chi sa di domandare ne più ne meno di quel che gli spetta – essi hanno sofferto assai, è giunta l’ora del riscatto, così pensano e non vogliono ottenere colla forza, ma colla ragione – qualcuno potrà alzare il pugno in atto di minaccia ma la folla non è, con lui, essa fida nei suoi ambasciatori – gli uomini intelligenti […] Una donna accorso mostra il macilento bambino, un’altra, una terza, è per terra che tenta invano di allattare il bambino sfinito colle mammelle sterili – un’altra chiama impreca […]» G. Pellizza 1895
Qui, in un piccolo paese della pianura piemontese,
in un territorio che inizia a mescolarsi con l’appennino e la costa ligure, che presenta una quantità incredibile di proiezioni ed incontri, di congiunzioni e di coniugazioni,
in uno slargo quasi insignificante, fuori dalle rotte degli itinerari principali,
qui dicevamo, di fronte alla riproduzione “ambientata” di una delle opere più evocative del novecento, si materializza una tra le accezioni più interessanti e significative del Cammino:
Cammino e Progresso.
Cammino ed Avvenire.
«S’ode … passa la Fiumana dell’umanità
genti correte ad ingrossarla. Il restarsi è delitto
filosofo lascia i libri tuoi a metterti alla sua
testa, la guida coi tuoi studi.
Artista con essa ti reca ad alleviarle i dolori colla
bellezza che saprai presentarle
operaio lascia la bottega in cui per lungo lavoro ti
consumi
e con essa ti reca
e tu chi fai? La moglie il pargoletto teco conduci
ad ingrossare
la fiumana dell’Umanità assetata di
giustizia – di quella giustizia conculcata fin qui
e che ora miraggio lontano splende». G. Pellizza 1898
La storia dell’opera “Quarto Stato” è particolare e ben narrata nel piccolo Museo didattico di Volpedo che illustra la vita e l’attività artistica di Giovanni Pellizza.
Vale la pena spenderci un pomeriggio…
Questo racconto è dedicato a chi ci prova ogni giorno.
A Stefania, Irene, Grazia, Sonia, Anna, Teresa, che qui sono arrivate, che ci passano ogni tanto o ci vivono da sempre;
alle donne che coltivano e vendono al mercato;
alle ragazze che raccontano con passione la storia minore presso il museo cittadino;
a chi, da qualche anno o da tutta una vita, per pochi istanti di passaggio o costantemente ogni giorno, costruisce un “cammino”, in questi luoghi di crinale e di confine.
