Ci saranno giorni in cui camminerai da solo.
Nessun manuale, nessuna guida ti consiglierà mai di farlo. I vecchi montanari dalla pelle di cuoio ti hanno sempre messo in guardia. Mai affrontare un’escursione in solitaria. In montagna poi, è un azzardo che espone ad un rischio maggiore.
Pazienza.
Capiterà comunque che sarai sul sentiero, in mezzo ad un bosco, su di un crinale, in una valle, lungo un tratturo, senza alcuna compagnia.
In realtà non sarai solo. Non potrà mai accadere. Il silenzio sarà il tuo primo compagno.
A poco a poco ti accorgerai che esso è popolato da un numero impressionante di presenze. Vorrai contarle. Le prime volte riuscirai a riconoscerne solo alcune: il vento che mormora tra le fronde, le zanzare, il gracidare di un rospo, le cicale negli assolati pomeriggi d’estate, le cimici, numerosi gorgheggi di volatili. Se sarai in cammino, nei giorni successivi ti verrà voglia di indagare e riconoscerne altri. L’allenamento uditivo ti porterà in poco tempo a saper distinguere e a raffinare la capacità di discernimento.
Presto capirai che questo “silenzio” ti serve a relazionarti con altre presenze; quelle dei tuoi pensieri.
Comincerai con mettere ordine, ad incasellare, a catalogare. Parlerai ad alta voce, ti farai domande e ti darai risposta. A volte non sarai d’accordo con te stesso e ti arrabbierai molto se non potrai a spuntarla perché i tuoi dubbi ti hanno condotto di fronte ai bivi delle scelte che non riesci a fare.
Ricorrerai alla logica, farai appello al metodo che usi per tenere in ordine la scrivania, per catalogare i volumi della tua biblioteca, al sistema che ti sei dato per archiviare i file nel server dell’ufficio.
Ma i pensieri quando cammini da solo, non sono addomesticabili. Si comportano come quelle minuscole cavallette che vedi guizzare ad ogni passo, quando attraversi i prati di montagna.
Quando dopo tempo avrai capito, scoprirai che nel silenzio del cammino devi essere un viandante discreto quasi invisibile.
Non senza fatica proverai ad abbandonare il desiderio di archiviazione e di risposta.
Tornerai ad utilizzare ciò che ti circonda ma il tempo e lo spazio che attraversi, non li userai. Ti farai accogliere dal vento, dal sole, dalla pioggia, dai passerei del bosco, dalla strada, dalle rane e proverai ad “essere con” loro.
Non tenterai più di separare l’Io che ti appartiene, dalla dimensione che stai vivendo. Avrai coscienza, un passo dopo l’altro, che sta prendendo forma un Sé collettivo, che nasce dalla relazione che saprai costruire con ciò che ti circonda.
Ti vedranno camminare da solo ma se li incrocerai, Voi li saluterete tutti insieme.
“Riferire tutti i giudizi di valore all’umanità è una forma di antropocentrismo filosoficamente indifendibile”. (Arne Naess, filosofo norvegese del XX secolo considerato il fondatore dell’ecologia profonda e di un approccio basato sul biocentrismo)

