Bipedi e squilibri

L’atto del camminare è una delle attività umane, che viene studiata da numerose discipline, analizzata sotto gli aspetti più disparati, interpretata da angolazioni e sfaccettature differenti.

Sotto il profilo biomeccanico l’andatura bipede, propria della specie umana, è descritta come un “miracoloso” sistema chiuso e circolare, che nella sua precarietà tende a riprodurre un armonioso ciclo di eventi che portano alla deambulazione.

La posizione eretta è biologicamente e fisiologicamente una situazione apparentemente statica. In realtà si tratta di una continua, affannosa ricerca di equilibrio.

Solo osservando un bambino tra i 12 e i 24 mesi, si riesce a capire come il raggiungimento della stazione eretta sia un traguardo impegnativo, irto di pericoli, di tentativi, di prove goffe, di insuccessi ed infine di un allenamento costante, fino all’ottenimento di quegli automatismi che una volta acquisiti, cancellano dalla nostra memoria biologica la consapevolezza della fatica e degli sforzi per l’ottenimento di un risultato importante nella crescita dell’individuo.

Avanzare però, significa rompere consapevolmente questa condizione faticosamente raggiunta.

Lo spostamento del busto in avanti è il presupposto che determina un nuovo squilibrio; il baricentro perpendicolare alle piante dei piedi disarticola, la situazione di stasi precaria si trasforma ed ha inizio la caduta in avanti.

Il corpo precipita.

Tutte la sicurezza e le certezze della posizione eretta e statica sono messe in discussione.

Solo la traslazione del bacino, una parziale rotazione dell’anca, la flessione della gamba e dell’articolazione del ginocchio, determinano un’immediata reazione alla catastrofe che sta per compiersi.

Infine l’appoggio del piede arresta la caduta, consente il ripristino della condizione di equilibrio, e pone le basi affinché si determini un nuovo ciclo.

Stasi, sbilanciamento, caduta, appoggio, equilibrio; stasi sbilanciamento, caduta …e via.

L’atto del camminare diviene un automatismo che si imprime nei nostri meccanismi neurologici e al pari di tanti altri, diviene un’azione naturale, quasi involontaria, inconsapevole, come il respiro, la deglutizione, lo sbattere delle palpebre, il battito cardiaco.

Camminare dunque, non è semplicemente un’azione di spostamento.

Contiene, nella sua esplicazione ripetitiva al punto da apparire banale e routinaria, una serie di significati profondi, articolati e complessi.

Significa avere consapevolezza che progredire, spostarsi, andare avanti, “evolvere”, sono condizioni che si raggiungono solo se un equilibrio faticosamente raggiunto, viene messo in discussione ed esposto al rischio del precipizio e del disastro.  Allo stesso tempo queste condizione è realizzabile perché protetta dalla capacità di saper reagire e dalla consapevolezza di sapere come proteggere dalla caduta e ripristinare con gli appoggi e gli ancoraggi adeguati, la condizione originaria.

La traslazione impressa dal Camminare è anche ciò che figurativamente simboleggia nella storia individuale (e dell’umanità intera) la trasformazione; ciò che meglio esprime l’avanzamento, il cambiamento, la progressione, in altri termini l’evoluzione della persona e della specie.

Generatore di viandanze irregolari

Palombari d’alpeggio, nasce in un finale di stagione insolitamente caldo e soleggiato. Un Settembre, come non si vedeva da tempo, da queste parti.

Pare quasi che l’estate non voglia lasciare spazio alle terse giornate di ottobre, ai colori autunnali, alle tinte accese del foliagee nei boschi, alla luce brillante che si prepara a smorzare d’intensità mescolandosi nel periodo delle prime nebbie.

In questo scenario, le immersioni a cui il titolo e l’incipit di questo blog fanno riferimento, paiono se non doverose, quantomeno opportune o, se si vuole, ben contestualizzate.

È però il sottotitolo Generatore di viandanze che, nelle intenzioni di chi scrive, dovrebbe destare qualche curiosità aggiuntiva.

Viandanza è un’interessante neologismo coniato dal poeta e scrittore triestino Luigi Nacci.
E’ un termine “felice”, che richiama la Via, che ha una assonanza (voluta e cercata) con il termine Danza e nel suo essere un termine composito di due distinti elementi, ne richiama o riassume in se un terzo;  Viandante.

Il Viandate è colui che cammina per scoprire gli aspetti meno evidenti; è una persona che desidera percorre un Cammino, senza dedicarsi a null’altro che all’Essere, nel fluire del Tempo.

Chi pratica Viandanza ambisce attraversare un tratto di mondo (lungo o breve che sia non ha importanza), senza la preoccupazione di tabelle, tempi di marcia, di tappe, destinazioni o di eccessivi elementi organizzativi e pianificati, che tendono a trasformare l’attraversamento di un territorio, in una performance pseudo sportiva.

Qui su Palombari d’alpeggio, troveranno spazio, i resoconti di questi momenti generativi, nella speranza che restituiscano due cose:  un senso di inquietudine a perseverare in una condizione di sedentarietà; la sensazione  scomoda e di irregolarità, che induca a muoversi. Infine l’interesse, la curiosità, il desiderio a spostare il proprio baricentro in avanti, cosi da ottenere lo slancio per fare il primo passo, i secondo, il terzo … e andare…


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