L’uomo due milioni di anni orsono conquista la stazione eretta.
Da allora ha cominciato a camminare e non si è più fermato; dal continente africano ha raggiunto ogni luogo della terra.
L’andatura bipede posiziona in una linea dall’alto verso il basso, cervello, cuore, pancia, piedi.
Camminare d’estate permette, forse più che in ogni altra stagione, la connessione di questa linea ideale che unisce riflessione, pensiero, emozione, spostamento.
Mettiamo qualche libro nello zaino dunque.
Scegliamo un sentiero e dirigiamoci verso una foresta. Al limite del bosco sostiamo per qualche secondo, percepiamone il respiro, misuriamone la forza, lasciamoci attrarre e senza voltarci, entriamo.
Ora facciamoci condurre, con la consapevolezza che in ogni momento potremo sostare seduti su un tronco, o in mezzo ad una radura, sfogliare pagine e parole che si scolpiranno nella nostra memoria indelebilmente.
Buona estate, buon cammino, buona lettura.
Trieste Selvatica Luigi Nacci. Editore Laterza
“Non più dighe, palazzi di banche, castelli di imperatori. Vorrei dirti di osterie, bordelli, vie in cui gli artisti si sono mischiati a gente di popolo, pellegrini, spettri di soldati senza plotone e finalmente uscire dal centro, spalancare i polmoni in Carso e più in là, nella selva. Trieste è la città di Maria Teresa, di Miramare, di Sissi, delle regate, dei caffè. Tutto vero. Ma c’è un’altra città: quella di Joyce e di chi, come lui, trascorreva le notti in locali malfamati, in mezzo alla calca umana giunta per cercare fortuna in una metropoli che fino a poco tempo prima era stata un anonimo villaggio. C’era e c’è ancora una Trieste di vicoli, di personaggi al limite tra genio e follia. C’è il Carso, non corpo separato, ma parte integrante della città: labirinto di sassi, boscaglie, doline, foibe, trincee. Ci sono boschi e foreste sterminate, luoghi in cui si è combattuto, ci si è vendicati spietatamente, si sono nascoste prove di stragi feroci, e allo stesso tempo rifugi per vagabondi pacifici, viandanti senza bandiera che non conoscono l’odio. Il selvatico batte alle porte del centro. È una forza selvaggia e liberatoria. Siamo disposti a conoscerla?”
Pensare come una montagna. A sand county almanac. Aldo Leopold. Traduzione di Andrea Roveda. Edizioni Piano B
Aldo Leopold è un pioniere dell’ambientalismo. Da giovane vide una lupa morire tra le sue braccia, e in quel momento comprese che la scomparsa della natura selvaggia avrebbe condotto alla fine del nostro mondo. Per tutta la vita si dedicò alla tutela e alla conservazione dell’ambiente. Il suo “A Sand County Almanac” è al contempo una celebrazione della natura selvaggia e un invito all’uomo moderno a sviluppare un’etica della terra – a «pensare come una montagna» – a contemplare la natura e le sue creature come un organismo dotato di equilibrio, armonia e bellezza, da cui dipende la nostra stessa integrità e salute. Considerato l’erede spirituale del “Walden” di H.D. Thoreau, viene qui proposto per la prima volta nella sua versione integrale.
La Nazione delle Piante Stefano Mancuso Editore Laterza
«Immaginare una costituzione scritta dalle piante, cui io presto l’opera di tramite con il nostro mondo, è l’esercizio giocoso dal quale nascono le pagine del mio libro» – Stefano Mancuso, Robinson
«In nome della mia ormai pluridecennale consuetudine con le piante, ho immaginato che queste care compagne di viaggio, come genitori premurosi, dopo averci reso possibile vivere, vengano a soccorrerci osservando la nostra incapacità a garantirci la sopravvivenza. Come? Suggerendoci una vera e propria costituzione su cui costruire il nostro futuro di esseri rispettosi della Terra e degli altri esseri viventi. Sono otto gli articoli della costituzione della Nazione delle Piante, come otto sono i fondamentali pilastri su cui si regge la vita delle piante, e dunque la vita degli esseri viventi tutti.»
